Progetto educativo asilo nido
AltroSpazio è un asilo nido, un luogo, ma anche un’idea, un progetto educativo e pedagogico e una modalità organizzativa per la famiglia.
Il bambino è protagonista centrale e principale, ma ciò che determina il clima, la metodologia di lavoro, l’aria che si respira e quindi “come” il bambino vivrà all’interno del Nido, sono le relazioni positive che si instaurano tra tutti gli attori presenti: bambini, genitori e educatrici.
Un bambino competente, con il suo carattere, la sua individualità, il suo grado di sviluppo, i suoi tempi e i suoi modi, con la sua storia, la sua famiglia. Un bambino unico e originale, che non può essere costretto in tabelle, schemi, rigidità, che potrà scegliere, se messo in situazioni e contesti adeguati, come, quando, con quali tempi “fare”. Un bambino sociale, che non vive isolato, ma in grado di istaurare rapporti con i suoi coetanei, con bambini più piccoli e più grandi, con adulti.
Quello che accade è sempre influenzato dall’intreccio di tutte le relazioni interpersonali che si sviluppano intorno al bambino: il rapporto tra i genitori, la relazione tra nido e famiglia, gli scambi con gli altri bambini, la relazione con le educatrici, con la famiglia più allargata, i nonni, ecc…
Le capacità cognitive, affettive e sociali che il bambino acquisisce nei primi anni di vita non sono scindibili l’una dall’altra, ma si realizzano complessivamente all’interno del mondo del bambino, dentro quindi una complessa rete di relazioni, in cui il bambino è parte attiva, che influenza le risposte dei suoi diversi partner (genitori, educatori, altri bambini) e ne è influenzato, che imita ed è imitato, osserva ed è osservato, accetta proposte e a sua volte propone, stimola gli altri e ne è stimolato.
L’intervento delle educatrici è prioritariamente relazionale, una co-costruzione, alla quale collaborano il bambino e tutte le figure di adulti e altri bambini che sono per lui significativi.
Una famiglia titolare delle scelte educative relative ai propri figli; responsabile e consapevole, attiva nella creazione di un rapporto con il Nido. Relazioni che non richiedono ai genitori di delegare delle responsabilità, ma di compartecipare alla complessità dei bisogni della Prima Infanzia, anche attraverso il confronto e la condivisione di scelte, oneri e onori educativi con chi è professionalmente formato e con altri genitori.
All’ asilo nido l’ambiente è predisposto per facilitare le esperienze, lo spazio è organizzato per stimolare interesse, l’organizzazione dei tempi rispondono alla ritmicità e ritualità necessarie al bambino, le educatrici sono dedicate a costruire situazioni interessanti: la programmazione educativa si basa sulla centralità del bambino.
Il metodo dell’ascolto e dell’osservazione è lo strumento pedagogico che ci guida nella conoscenza del bambino e del suo percorso al nido, dall’inserimento in poi; ci fornisce gli elementi necessari per modulare le modalità di intervento, indirizzare la programmazione, strutturare le proposte, per creare contesti.
Il nostro compito non è quello di insegnare, di far acquisire al bambino delle abilità o di fornirgli delle conoscenze, ma è quello di far scaturire i suoi bisogni, le sue scoperte, da situazioni aperte, dove il bambino si muove liberamente e da contesti curiosi e motivanti che stimolino le sue capacità cognitive, affettive, di relazione.
Si predispongono situazioni e materiali che portano il bambino a nuove esperienze, a provare, a sperimentare giocando e quindi a costruire le sue conoscenze (giocare=imparare).
L’organizzazione del tempo all’ asilo nido offre spazi per attività de-strutturate – contesti aperti – dove il bambino fa scelte autonome, e spazi per attività programmate e laboratori – contesti chiusi, con gruppi predefiniti ed omogenei.
Il bambino ha bisogno/voglia di fare, ma solo se il suo fare si attua in un clima di sicurezza affettiva e di relazioni significative può diventare lo strumento principale del suo sviluppo e della sua crescita, emotiva, cognitiva, relazionale.
Non importa se giochiamo con farina gialla o riso soffiato, se usiamo le tempere o i colori a dita, il “cosa” si fa è di secondaria importanza, è il “come” che rende una attività, un laboratorio, un gioco, strumento di crescita (Pedagogia “del fare” verso Pedagogia dello “stare”).
Oltre alle attività, è attraverso i momenti di routines – pappa, nanna, cambio – che si concretizza la relazione educatrice-bambino e prosegue il percorso del bambino verso l’autonomia.
Il nostro intervento è finalizzato a fornire una continua protezione e rassicurazione al bambino, una “base sicura” (dipendenza offerta) da cui potrà allontanarsi e a cui potrà tornare in ogni momento, così da avviare il suo delicato, altalenante e personale percorso verso un’autonomia (conquistata).